testimonianze

Ho sempre immaginato che il bisogno di rappresentare artisticamente sia preceduto dal superamento di fasi e confini. Non si possono ricavare forme dalla materia senza prima attraversare l’estasi della contemplazione. Prima della tecnica c’è l’emozione, la riflessione e lo studio.

L’artista è ossessionato dalla ricerca costante del linguaggio più adatto a raccontare il suo sentire. Lo tormenta il significato profondo dell’idea più della bellezza che piace a tutti. Così lo scultore del legno scava nelle fibre morte degli alberi come se scavasse nella propria anima. Accarezza il legno, delicatamente, dopo che il filo dello scalpello l’ha ferito: è un ripercorrere la strada sofferta che l’idea ha tracciato dentro di lui prima di formarsi.

Quando l’opera è l’interpretazione di un animale, la fatica dell’arte è quella di esprimere la vita e il movimento. Come l’albero ha costruito ogni fibra del legno con la propria faticosa esistenza, così lo scultore costruisce significati con la sua arte. Dopo tanto lavoro artistico, fatto con il cuore e con le mani, l’anima arriva a intuire un animale vivo, come una lepre che corre, in un pezzo di radice morta. 

Giancarlo ferron, guardiacaccia e scrittore di montagna